Quando lavori nel mondo del vino e della ristorazione, viaggiare non è solo un piacere, ma una continua ricerca di ispirazione. Sapori nuovi, ingredienti locali, modi diversi di vivere il cibo e il territorio: tutto diventa un bagaglio di esperienze che poi, in un modo o nell’altro, ritrovi nei piatti, nei calici e nelle storie che raccontiamo ogni giorno a San Cristoforo.
E così, con questa curiosità in testa (e lo zaino in spalla), ho deciso di partire per il Cile. Una terra estrema e affascinante, capace di racchiudere in un solo Paese deserti aridi, montagne imponenti, ghiacciai millenari e una cultura enogastronomica che meritava di essere esplorata. Il viaggio era avventura, scoperta e, ovviamente, buon cibo e buon vino.
Il fascino del Nord: il deserto di Atacama
Atterro a San Pedro de Atacama, un piccolo villaggio nel cuore del deserto più arido del mondo. Qui le strade sono di terra battuta, il tempo scorre lento e i veri padroni di casa sembrano essere i cani randagi che gironzolano indisturbati.

Per cinque giorni esploro il deserto e i suoi paesaggi surreali: lagune salate dai colori irreali, montagne rosse, dune dorate. Tutto sembra dipinto con una palette perfetta.

Uno dei momenti più intensi è la visita ai Geyser del Tatio. Sveglia alle 3 del mattino, una colazione leggera e poi via, su fino a 4.300 metri di altitudine. Nel buio totale non vedo nulla intorno a me, ma appena il sole inizia a sorgere, lo spettacolo è mozzafiato: colonne di vapore che si alzano dalla terra, il suolo caldissimo sotto i piedi e il cielo che cambia colore minuto dopo minuto.
Camminare tra le fumarole mi dà una strana sensazione di rispetto e timore. Qui la natura è potente, primordiale, e l’unica cosa che puoi fare è osservarla in silenzio.

Sapori del deserto: tra carne di lama e tè alla coca
Anche nel deserto di Atacama il cibo racconta il territorio. A 4.000 metri di altitudine, un signore simpaticissimo mi offre uno spiedino di carne di lama cotto alla brace, un sapore deciso, leggermente selvatico, ma sorprendentemente tenero.
E poi, il tè alla coca, un piccolo aiuto per affrontare il mal di testa dovuto all’altitudine. Dopo sei ore a 4.300 metri, la sensazione era quella di una sbronza senza aver bevuto neanche un sorso di vino!

Dal caldo del deserto al gelo della Patagonia
Dopo le distese aride di Atacama, un volo interno mi porta in Patagonia, il regno dei trekking epici e dei paesaggi da cartolina. Qui inizia una delle sfide più belle del viaggio: il W Trek nel Parco Nazionale Torres del Paine.
Per quattro giorni percorro 20-25 km al giorno, dormendo in tenda con temperature che scendono sotto lo zero. Il freddo è pungente, ma la fatica viene ripagata ad ogni passo: laghi color turchese, foreste incontaminate, ghiacciai che brillano al sole.
L’ultima tappa è quella più attesa: la salita alle Torri del Paine. Piove a dirotto, il vento è gelido, ma arrivo in cima e trovo uno spettacolo che mi lascia senza fiato. Tre guglie di roccia si specchiano in un lago azzurrissimo, mentre la nebbia e la pioggia creano un’atmosfera quasi mistica.
Sono praticamente sola, in uno dei luoghi più famosi al mondo. E in quel silenzio totale, sento che la fatica valeva ogni singolo passo.
L’asado della Patagonia: una carne diversa
In Patagonia, la cucina è sostanziosa e adatta alle fatiche del trekking. Qui l’asado è un rito, un’arte. Ho provato asado di maiale e agnello, con un metodo di cottura che mi ha sorpresa: più selvaggio, più affumicato, più autentico.
Argentina: il Perito Moreno e la forza della natura
Attraverso la frontiera e arrivo in Argentina, per un’altra esperienza indimenticabile: il Perito Moreno. Questo ghiacciaio è un gigante di 70 metri di altezza, un muro di ghiaccio che sembra sospeso nel tempo.

Resto ad ascoltare il silenzio, finché un boato rompe l’aria: un enorme blocco di ghiaccio si stacca e precipita nel lago. Il rumore è impressionante, sembra quasi un tuono. È un altro di quei momenti in cui capisci quanto la natura sia viva, in continuo movimento, inarrestabile.
Il gran finale: Santiago, Valparaíso e un viaggio nei sapori cileni
Dopo settimane di trekking e avventura, arrivo a Santiago del Cile per un finale più rilassante, ma altrettanto intenso dal punto di vista delle emozioni.

Boragó: la cucina cilena in un viaggio gastronomico
Al Boragó, uno dei migliori ristoranti del Sud America, vivo un’esperienza che chiude il cerchio del mio viaggio. Ogni piatto racconta un pezzo di Cile, con ingredienti che ho riconosciuto perché li avevo visti e assaggiati durante il viaggio:
- Le bacche di calafate, raccolte in Patagonia.
- Sapori del deserto, delle Ande, dell’oceano.
Qui tutto si collega. Ogni boccone è un viaggio.
Degustazione di vini cileni: dal Pinot Noir alle bollicine
Non poteva mancare il vino. Solo etichette cilene, in un percorso che mi ha portato dal Pinot Noir ai grandi rossi, fino alle bollicine. In un’enoteca speciale ho scoperto anche un viaggio nel tempo:
- Vitigni cileni scomparsi.
- Vinificazioni degli anni ‘70 confrontate con quelle moderne.
Un modo diverso di conoscere un Paese: non solo con gli occhi, ma anche con il palato.
Un viaggio che lascia il segno
Il Cile mi ha regalato paesaggi estremi, momenti di pura avventura e sapori che mi hanno ispirata. tanti km di trekking, notti sottozero, albe mozzafiato e il gusto autentico di una terra che non smette di stupire.Sono tornata carica, con gli occhi pieni di immagini incredibili e con la voglia di portare un po’ di questo viaggio anche a San Cristoforo. Perché viaggiare è anche questo: scoprire, assaggiare, lasciarsi sorprendere… e poi condividere. 🌎🍷✨

– Celeste